C’è Paura e Paura


Nel “ Don Chisciotte della Mancia “ di Cervantes ( a proposito, che sfortuna per questo grande IMG-20150421-WA0005scrittore iberico essere morto lo stesso anno e forse lo stesso giorno di 400 anni fa di Shakespeare: questo assai celebrato nel mondo, tranne a Petrizzi per pigrizia e “ murriti “; quello pressoché ignorato ovunque ) si narra che il Cavaliere errante e il suo scudiero Sancho Panza passarono una notte di terrore, di freddo di fame e di sete, in un fitto bosco, a causa del gran rumore di una cascata frammezzato da forti colpi metallici: solo al mattino constatarono che si trattava di sei grossi magli di gualchiera, antico macchinario usato specie per la concia delle pelli, mosso dall’acqua della cascata e risero della passata paura. Paura giustificata, svanita alla constatazione del fatto che l’aveva provocata.

Cosa che non riuscì a fare un contadino di Petrizzi che arava, agli inizi del novecento nella zona di Campo, quando udì un gran rumore seguito presto da una visione per lui tremenda: una carrozza che correva veloce senza cavalli che la trainassero; abbandono’ la zappa e corse trafelato in paese, con i capelli ritti sul capo e urlando parole sconnesse; e a chi gli chiedeva cosa gli fosse successo, rispondeva che sulla strada aveva udito e visto “ na carrozza senza cavaddhi chi a minava u diavulu “. Gli venne una febbre altissima, lo misero a letto e ne mori’ due giorni dopo: la prima vittima dell’ automobile a Petrizzi.

Non ebbe invece neppure il tempo di aver paura la diciottenne bella modella milanese Lisa che con le cuffie musicali alle orecchie, quindi sorda ad ogni rumore esterno ad esse, fini’ travolta da un treno super veloce.

Come? Anziché imboccare il sottopassaggio ferroviario alla stazione Certosa di Milano, attraversava i binari sui quali passava in quel momento un treno “ freccia rossa “ che la travolgeva inevitabilmente: in quella situazione sarebbe bastato anche un treno merci a travolgerla senza scampo, figurarsi un convogli a trecento all’ ora.

Certamente l’estrema imprudenza della ragazza nulla toglie alla pietà dovuta alla sua giovanissima vita e ai suoi progetti di vita perduti; tuttavia non esime da qualche considerazione.

Cellulari, cuffiette musicali e simili oggetti che dominano oggi la vita dei giovanissimi, stanno mietendo molte vite e le stanno rovinando tutte perche’ sono strumenti che isolano dal mondo, fanno ripiegare su se stessi col loro uso continuo e smodato.

Possibile che abbiano tante comunicazioni urgenti e indifferibili, questi ragazzi, da dover usare i mezzi vari oggi disponibili sempre e ovunque; tanta musica da ascoltare indifferibilmente anche correndo in auto o attraversando i binare del treno “ freccia rossa “?

Da persona anziana non posso che raccomandare a tutti, ma specie ai giovani, un po’ di prudenza.

In particolare alle giovani – ciò che sto per dire non sembri impertinente all’ argomento- prudenza nell’ innamorarsi senza prima sapere bene con chi: e non mi riferisco al censo, alla nazionalità, al colore della pelle, ma all’indole e alla cultura, alla mentalità del destinatario dell’amore.

Sessanta ( ma il numero aumenta di giorno in giorno ) femminicidi in sei mesi, commessi quasi tutti da uomini incapaci di sopportare la separazione, al punto da suicidarsi dopo averli commessi, non significano grande amore, ma solo concezione proprietaria della donna, considerata alla stregua di un’auto o anche meno, talche’ perderla colpisce l’orgoglio di siffatti uomini.

Perciò ragazze prima di dire si, studiate il soggetto è se vi nasce anche il più lontano sospetto di trovarvi innanzi un uomo troppo possessivo ( la gelosia e’ solo un indizio ma non e’ tutto ) guardatevi bene dal dirgli sì perché in quell’uomo troppo possessivo può nascondersi il femminicida che quel vostro si lo ritiene un contratto di acquisto come di una casa o di un fondo.

La pericolosità di costoro e’ superiore a quella del “ freccia rossa “ a trecento all’ora.

Antonio Anzani